IL DISASTRO AMBIENTALE DELLE MAURITIUS: COSA E' SUCCESSO IL 25 LUGLIO?
Il 25 Luglio la petroliera Giapponese chiamata Wakashio si arena a Point d’Esny, nel sud dell’isola di Mauritius. Al suo interno l’imbarcazione trasportava 4 mila tonnellate di carburante che hanno iniziato a riversarsi in mare attraverso uno squarcio che diventava sempre piu’ ampio a livello dello scafo, costringendo gli abitanti dell’isola a lanciare lo stato di emergenza ambientale. Il popolo mauriziano non era pronto ad un disastro di tale portata, come ammette il primo ministro Pravind Jugnauth, non avendo le conoscenze e le tecnologie per recuperare imbarcazioni arenate. Per tale motivo sono intervenute la Francia ed il Giappone, le quali hanno inviato gli esperti per monitorare l’avanzamento del disastro e per iniziare le manovre di svuotamento delle cisterne e rimozione della nave.

La cisterna piu’ grande era stata svuotata dalle ultime 2500 tonnellate di idrocarburi, ma le condizioni del mare iniziavano a preoccupare e minacciare la riuscita della messa in sicurezza della petroliera. Quanto il mare ha cominciato ad ingrossarsi, la nave ha iniziato ad incrinarsi facendo preoccupare ancora di piu’ gli esperti. Per giorni si e’ temuto una rottura della Wakashio che avrebbe, inevitabilmente, accelerato la fuoriuscita degli idrocarburi.

Il 16 Agosto accade il tanto temuto ulteriore disastro: la nave si spezza in due facendo crescere la marea nera di petrolio nelle acque cristalline delle Mauritius.
Si stima che fino a quel momento gli idrocarburi che si sono riversati in mare si aggirino intorno alle 1000 tonnellate e che a bordo ne siano rimaste ancora 90.
L’unica possibilita’ per limitare ancora di piu’ i danni e’ solamente quella di provare a rallentare il cammino del greggio verso le spiagge e portare al sicuro le specie animali e vegetali del luogo.

E nel fare cio’ il popolo mauriziano ci dimostra quanto amore e senso di responsabilita’ ha nei confronti della loro meravigliosa terra: in tantissimi si sono riversati in spiaggia per rimuovere quanto piu’ greggio dalle acque, rischiando anche la loro salute a causa dei gas tossici. I parrucchieri sono stati presi d'assalto per donare capelli con cui si realizzano galleggianti per assorbire il petrolio.
